martedì 1 aprile 2014

Non so se ...

Non so se le cose potranno cambiare o modificarsi o assumere una linea di tendenza inversa. Non lo so, ma sinceramente lo spero. In questi giorni, per diverse ragioni, mi sto spostando in differenti posti del nostro Appennino: di qua e di là, sui monti, in collina e verso il piano e ovunque sono evidenti, anzi così chiari che anche i ciechi li possono vedere, i segni di un impoverimento demografico, di un inselvatichimento ambientale, di un abbandono da parte degli enti istituzionali., vivi e presenti solo nelle chiacchiere e nelle manifestazioni di folklore, che davvero diventa mortificante per chiunque conservi un' anima e un minimo di senno osservarne il declino inesorabile. Ma d' altro canto si recupera energia e spirito solidale nel constatare come alcuni si battono ancora con caparbia per la la loro terra e  resistono con grande coraggio.
In questo spirito allego la riflessione che Fabio dei Gaggio di Succisa mi ha inviato.

                              IL NOSTRO FUTURO E’ NELLE NOSTRE ORIGINI
Stiamo vivendo in anni in cui assistiamo a  velocissime trasformazioni  economiche , sociali, culturali. Siamo travolti  dal caos che producono i media, da fiumi di  parole in discorsi scevri. E’ difficile trovare la sostanza  nell’effimero.
Tutti noi abbiamo migliorato  la nostra cultura, la nostra istruzione, ma troppo spesso , condizionati dal mondo esterno,  abbiamo sostituito antiche conoscenze con altre nuove. Riteniamo così di esserci evoluti, emancipati, affrancati dalla povertà, dall’ignoranza. Tutto ciò non corrisponde al vero. Le persone crescono non quando sostituiscono i saperi con altri saperi, ma quando riescono a conservare e preservare le vecchie conoscenze insieme alle nuove. Solo così si ha il progresso.
Le origini di un uomo sono  le sue fondamenta, riconoscerle, riviverle nella  memoria potrà aiutarlo  nei momenti difficili.
Ricordarsi delle origini significa anche e specialmente onorare chi ci ha preceduto, chi, uscito dalla terra come i vermi, con i suoi sacrifici  ci ha consentito di avere una laurea in tasca.
FABIO TONELLI dei GAGGIO di SUCCISA
 


6 commenti:

  1. condivido pienamente! siamo come un albero ma se non rispettiamo e conserviamo le nostre radici la prima intemperia ci annienta!

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  2. IL progresso non è altro che l'ADEGUAMENTO delle vecchie conoscenze alle nuove situazioni che l'evoluzione del cronotropo ci impone.

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    1. Un arte antica, un antico mestiere appariene all'uomo non al suo spazio temporale.in quanti oggi saprebbero realizzare un cavagno. FABIO TONELLI

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    2. Ma cosa è un "cavagno"?

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  3. il sostantivo cavagno è usato regolarmente nel dialetto succisano,insieme a quello femminile cavagna ed al termine cavagnadela.Non è una parola inventata ma proviene dal latino volgare.ILCAVAGNO è un cesto che può contenere dai funghi ai sassi. Tutto ciò dimostra incidentalmente che il nostro dialetto è per taluni versi una lingua.dato che il latino volgare nasce intorno al nono secolo, dopo Cristo. FABIO TONELLI

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  4. semplicemente crudele ma purtroppo vero!!!il passato,le nostre origini,le nostre radici devono essere conservate a tutti i costi altrimenti vivremo in un mondo che non ha niente di umano ma solo di effimero!!!Grande fabio e gino ce ne vorrebbero tante di questi combattenti by bruno da livorno

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